Matete Martini nella serie Fix coglie, invece, nel caldo del vetro un’energia che cancella il pensiero e plasma un involucro protettivo. Mette sotto sigillo, cristallizza con il raffreddarsi della materia stessa istanti di momenti determinanti, che hanno segnato un punto di non ritorno. È un tentativo di isolare dei ricordi per proteggerli e poterli guardare dal di fuori per apprendere appieno la lezione. L’atto penetrativo che il chiodo compie su questi corpi sensuali, inoltre, va a colmare il vuoto, a rassicurare la voragine che si è creata e che rimarrebbe altrimenti ingiustificata. È memento di un vissuto lacerante, ma ne è anche il rimedio e il medium attraverso cui non dimenticare.