Repetita cura:
for a tender dialectical construction of human maturity
Chiostro di San Lorenzo, Vicenza, 8-11 settembre 2022, painting, sculpture.
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La realizzazione che “non c’è più nulla di piccolo, di sciocco, di brutto, di malvagio, ma tutto è santo e venerabile” è il momento che fa sorgere in Riccardo Rizzetto e Matete Martini l’urgenza di una speciale premura reciproca. Accomunati nel torcersi, nel continuo tentativo di risolvere disparate antinomie, in un incessante fluttuare tra poli opposti, solo nell’imperituro esercizio della pratica artistica trovano quella forza catartica necessaria a compiere sul loro vissuto una rilettura non più debilitante. E l’ironia, la stessa che Hesse sfoggia in maniera inedita ne “La Cura”, permette di sovvertire la percezione del trauma: si dà il via ad un abile gioco tra il serio e il faceto, che diventa un’arma efficace per sdrammatizzare il ridicolo del quotidiano, i segni del tempo, il logorio del corpo e dello spirito: si esorcizza l’assurdità del vissuto, sfruttando l’occasione inattesa come trampolino di emancipazione
Riccardo Rizzetto attua una riflessione induttiva a partire dai materiali propri dell’era dominata dalla velocità. Subisce il miraggio del “Wasteocene”, dagli elementi di scarto fino agli imballaggi, sineddoche del mondo globalizzato in cui vive. X rappresenta la prima tappa in un percorso di riflessione sul dato per spacciato. La stessa risemantizzazione dell’obsoleto si spinge oltre in Crashes: sono pezzi di ulteriori mondi possibili che trovano nuova configurazione; canyon, fossili, gemme o relitti di una realtà post-antropocene in cui tutto si trasforma per ritornare in nuova veste. Viene posta l’attenzione sulla permanenza, sulla velocità di trasformazione, sull’urgenza del progresso e sui rischi che comporta, nel tentativo di stimolare una rilettura delle avversità per riscrivere la topografia di un’opportunità differente.
“Il dolore spinge lo spirito a costruire. È un’azione salvifica e presente, con cui si può rinascere ogni giorno.
Dove le mani piegano la carta e cercano forma, la mente distoglie il pensiero e cerca purezza anche attraverso il colore che, nell’opera di Rizzetto, riporta i materiali ad un nuovo inizio. I medium fermano, marmorizzano, le forme generate da un processo rituale e reiterativo di cura, di rilettura e di ricerca nel buio; che procede senza una preventiva decisione di limite. Nel lavoro si dimentica e nella bellezza che l’occhio cerca si trova risoluzione. Ma cosa c’è da curare essenzialmente? La cura è il decidere di non dimenticare, il convivere del nostro essere e del nostro corpo, l’accettazione seducente di controllare, ma senza inibire la possibilità alla fragilità di manifestarsi e alla caducità di rinnovare costantemente l’eccitazione per i giorni a venire.” (Matete Martini parla di Riccardo Rizzetto)
In questo percorso che interroga contemporaneamente tutte le dimensioni dell’essere, le opere appartenenti alla serie Scars, come istantanee, ragionano sugli istanti che segnano un prima e un dopo; quei momenti in cui, come uno “strappo nel cielo di carta”, in così poco tempo cambia così tanto. La concezione del trauma si evolve e diventa occasione per esplorare dimensioni alterne in cui cercare nuove luci riscaldanti.

Matete Martini nella serie Fix coglie, invece, nel caldo del vetro un’energia che cancella il pensiero e plasma un involucro protettivo. Mette sotto sigillo, cristallizza con il raffreddarsi della materia stessa istanti di momenti determinanti, che hanno segnato un punto di non ritorno. È un tentativo di isolare dei ricordi per proteggerli e poterli guardare dal di fuori per apprendere appieno la lezione. L’atto penetrativo che il chiodo compie su questi corpi sensuali, inoltre, va a colmare il vuoto, a rassicurare la voragine che si è creata e che rimarrebbe altrimenti ingiustificata. È memento di un vissuto lacerante, ma ne è anche il rimedio e il medium attraverso cui non dimenticare.







